Un dialogo serrato coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina di questo albo che è un susseguirsi incalzante e divertentissimo di proposte per sviluppare una storia, di idee respinte, di controproposte nuovamente bocciate e così via. Non è semplice dare vita a una storia, lo sappiamo bene quando ci troviamo di fronte a un foglio bianco. Non lo è neppure scegliere i personaggi, se non si vuole che la storia cada in una serie di banali luoghi comuni e perda di originalità. Bando ai preconcetti, ai giudizi cristallizzati nel tempo, agli atteggiamenti scontati, ai comportamenti stereotipati: le principesse non sono indifese, non vestono di rosa, i draghi non sputano fuoco, gli eroi non sono necessariamente declinati al maschile.
E allora largo alla fantasia dei bambini! Eh no, anche quella va arginata entro i confini di ciò che è politicamente corretto, non sconveniente, opportuno: qualcuno potrebbe sentirsi offeso, non rappresentato, a disagio.
E quindi? Non è che per non cadere nei cliché si è persa di vista la storia? Forse anche il miglior intreccio ha bisogno di qualche luogo comune? Magari è rassicurante qualche stereotipo – non troppi, non troppo frequenti, giusto un paio – che ci rendano possibile orientarci nella complessità del mondo.
Un mondo dove non necessariamente le bambine sono principesse, ma cow-girl che amano vestirsi di rosa e di glitter! Soprattutto un mondo dove si può essere ciò che si vuole e che si sceglie. Senza dover essere anticonformisti a tutti i costi e a 360 gradi.
Davide Calì (testo) e Anna Aparicio Catalá (illustrazioni)
Una storia senza cliché
Edizioni Clichy, 2021
pp.38, 19 euro