“La bambina & l’armatura”, l’opera prima di Raffaella Pajalich

La bambina & l'armatura - coverRaffaella Pajalich, medico endocrinologo e psicoterapeuta di Roma, pubblica con Topipittori il suo primo libro: La bambina & l’armatura.

Un consiglio? In questa storia non ci sono draghi volanti, avventurosi cavalieri o principesse da salvare. Se è questo che cercate rimarrete delusi.
La protagonista, qui, è una bambina alta un metro scarso, che per sua ferma decisione sceglie di svestirsi del suo bel cappottino rosso per indossare, udite udite, un’armatura. Ma non un’armatura qualsiasi. Una «bella» armatura, che le permetta di essere «bella, lucida e senza alcun difetto»

Alla bambina non resta che andarla ad acquistare in un negozio specializzato e poco potrà fare il baffuto proprietario per cercare di convincerla che le armature sono per i «guerrieri». Lei è determinata e nessuno riuscirà a distoglierla dal suo intento.

Alla fine l’uomo l’asseconderà, portandola nel magazzino del negozio. Qui la bambina troverà la “sua” armatura, rossa anch’essa. E se non sarà per tutti la più bella, lo sarà per lei: «è bella perché mi ricorda un sorriso che ho visto una volta», spiegherà al proprietario, stupito dalla scelta.

La bambina & l'armatura - 1

CRESCita e identità personale

La bambina & l’armatura ci ricorda pagina dopo pagina che crescere vuol dire confrontarci con i nostri limiti, siano essi fisici o emotivi, saperli accettare e ascoltare come parte di noi stessi. Nonostante la sua bassa statura, che non le permette neppure di arrivare al bancone del negozio, con ostinazione e fermezza la protagonista riesce a instaurare un dialogo con il negoziante e a trasformarsi ai suoi occhi in un’interlocutrice degna di nota, in una «buona cliente» a cui poter fare anche un piccolo sconto.

Ma La bambina & l’armatura ci ricorda anche che crescere, costruire la propria identità, vuol dire imparare a fare delle scelte. Scelte che spesso portano a scontrarci con pregiudizi, luoghi comuni e stereotipizzazioni (l’armatura è per i «guerrieri» mentre la protagonista è appunto una «minuscola bambina»).

Infine, che ci piaccia o no, il racconto ci ricorda che crescere, spesso, vuol dire imparare a indossare un’armatura. Corazzarci, in qualche modo, per proteggerci, difenderci, coprirci. A volte per isolarci dal resto del mondo ma non necessariamente con imbracature pesanti come macigni.

Un’armatura è uno strumento adattivo: ognuno sceglie quella che fa per sé, accomodandola al proprio viso e al proprio corpo. E la nostra bambina alla fine deciderà di indossarne una «molto allegra, con un grande sorriso che le attraversava l’elmo», tanto che «solo un attento osservatore avrebbe riconosciuto l’acciaio di cui era fatta».

Dopo la prima lettura

L’armatura, il rosso che prevale quasi in ogni pagina insieme al giallo, la caratterizzazione della giovane protagonista femminile. Un gioco di simboli e significati che si svelano agli occhi di chi li coglie.

È per questo che vi consigliamo di non abbandonare l’albo illustrato di Pajalich dopo la prima lettura. Leggetelo e fatelo decantare come un buon vino. Poi sfogliatelo nuovamente, godetevi le belle illustrazioni di Alicia Baladan e gustatelo ancora. Un po’ come fa la nostra protagonista con il suo libro, alla luce della lampada, sdraiata sulla poltrona verde.

Lettura dopo lettura La bambina & l’armatura potrà darvi qualcosa in più: soprattutto a chi bambina lo è stata e ancora oggi, ogni sera, è in dubbio se riporre nell’armadio la propria armatura, ormai usurata dal tempo, o indossarla il giorno dopo (età di lettura dai 7 anni).

La bambina & l'armatura - 2

Raffaella Pajalich (testi) e Alicia Baladan (illustrazioni)
La bambina & l’armatura
Topipittori, 2021
pp. 32, 20 euro

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