Il 7 aprile 1994 inizia il genocidio in Ruanda. Gli Hutu massacrano la popolazione Tutsi e gli Hutu moderati. In 101 giorni vengono assassinate un milione di persone, c’è un omicidio ogni dieci secondi, le violenze sono inenarrabili. Tra i sopravvissuti di questa tragedia c’è anche Bibi, una bambina di cinque anni che vede sterminare tutta la sua famiglia. Bibi riesce a sfuggire al massacro e, grazie a incontri con persone coraggiose, sopravvive.
Christiana Ruggeri, giornalista del Tg2 racconta in questo libro l’agghiacciante storia vera di Bibi, a cinque anni, sola, in fuga dal genocidio. Ecco la nostra intervista all’autrice.
Perché tra le tante storie di orfani ruandesi hai scelto di raccontare proprio quella di Bibi?
E’ vero. Ogni bambino rimasto solo meriterebbe attenzione e ascolto. Ma come immaginate A? un desiderio irrealizzabile. Ho scelto quella di Bibi perché ho avuto il privilegio di conoscerla. Mi ha stupito con la sua quiete e la sua intelligenza. E ho pensato che la sua forza, il suo coraggio, l’amore per la vita potesse aiutare ognuno di noi.
Mentre Bibi ti raccontava la sua storia, quali erano le tue sensazioni? Avevi già deciso che la tua intervista sarebbe diventata un libro?
Ero attonita. Sconvolta. Addolorata e sorpresa allo stesso tempo. Ma soprattutto ammirata verso questa persona eccezionale. Nessun bambino al mondo dovrebbe vedere e vivere esperienze tragiche come quelle che ha vissuto lei. Prima assistere impotente all’omicidio della sua famiglia, poi subire il genocidio e la follia intorno a lei. Doveva essere un’intervista testimonianza. Solo dopo il nostro incontro ho pensato che sarebbe dovuta diventare un libro. Una storia vera ma anche un’inchiesta storico giornalistica su quei tremendi 101 giorni.
Bibi ti ha parlato del perché secondo lei c’è stata questa escalation di feroce violenza in Ruanda in così poco tempo?
No. Ci siamo concentrate a ricordare la sua vita, la prospettiva di un bambino di soli 5 anni che è stato costretto ad attraversare l’inferno. E con coraggio e forza inconsapevoli, come solo un bambino può avere, è riuscita a sopravvivere, a raccontarlo, a darci una serie di insegnamenti preziosi.
Come mai alcune parole nel libro sono scritte in kinyarwanda, la lingua del Ruanda? Con quale criterio sono state scelte?
E’ stato un mio omaggio al popolo ruandese e alla sua cultura. Credo che solo la lingua madre possa esprimere il significato di certe espressioni forti. Ho voluto entrare nella storia anche attraverso le scelte linguistiche locali. Ogni Stato al mondo, come in Italia ha una serie di varietà dialettali, un patrimonio linguistico inestimabile. Da cui la scelta del kinyarwanda: lingua molto interessante, in un paese prima francofono e oggi anglofono.
Metà del ricavato dalla vendita del libro sarà devoluto alla Onlus Progetto Rwanda. Come mai hai scelto di sostenere proprio questa organizzazione?
Progetto Rwanda Onlus ha sostenuto a distanza Bibi. E quel sostegno mensile ha prima permesso alle suore di curarla, poi di farla studiare ed infine di farla incontrare con quella signora italiana che, con poche lire al mese e tutto l’amore del mondo, le ha salvato la vita. Grazie a questa signora e alla Onlus oggi Bibi sta al sesto anno di medicina. Ognuno di noi, con un piccolo gesto, può salvare la vita ad un bambino e cambiare il suo destino. Sono una mamma, lo faccio da tanti anni, per i bambini soli e spero tanto lo facciate anche voi. Questo libro servirà alla realizzazione di una mensa nella scuola materna di Kicukiro a Kigali, proprio grazie a Progetto Rwanda e alla sua Presidente Patrizia Salierno. Leggendo ci aiuterete a riempire la pancia a 45 bambini.
Com’è la situazione in Rwanda oggi, il processo di pacificazione sta andando avanti?
Grazie al Presidente Paul Kagame sì. E’ stato il Generale del Fronte Patriottico Ruandese che nel 1994 ha fermato l’abominio, dal 2000 è diventato Presidente, con una politica di pace e di riconciliazione, che comincia già nelle scuole. E, soprattutto, grazie al coraggio e al ruolo determinante delle donne sopravvissute: oggi il 64% delle parlamentari è donna.
La legge dice che non ci sono più hutu, tutsi e twa, ma solo un unico popolo: quello ruandese che con coraggio cerca, dopo 21 anni, di superare il suo dramma.
Nei media italiani si parla di Africa, Asia, America latina solo quando ci sono delle emergenze per poi dimenticarsene presto…Perché in Italia è così poco presente la politica estera?
Come giornalista degli esteri del Tg2 è una considerazione dolorosa e vera. Purtroppo i media italiani tendono a relegare la cronaca e la politica estera in serie B, quasi l’Italia fosse enucleata dal contesto Europa e poi mondo. Mi auguro che, anche grazie ai social network, l’interesse per il resto del pianeta sia sempre più elevato: non solo in caso di disastro naturale o stragi.
Quali altre storie ti piacerebbe raccontare?
Le storie ti vengono incontro. Bussano all’attenzione del tuo cuore, dell’anima e del cervello. E spesso hanno la meglio sulla tua ritrosia. Sto già lavorando al prossimo libro ma di argomenti da trattare ne ho diversi nel cassetto. Quanto tempo avete? Perché? un’intervista sola non basta…per confidarvi tutte le storie che mi frullano in testa.
Ringraziamo Christiana Ruggeri per averci concesso l’intervista e Marilou Rella della Giunti per la sua disponibilità.