A quanto ammonta lo spreco alimentare nelle case degli italiani? Secondo i dati del nuovo report di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, su rilevazioni Ipsos, nel 2020 sono finiti nella spazzatura 27 chili di cibo a testa (529 grammi a settimana).
Lo spreco alimentare domestico nazionale vale 6 miliardi e 403 milioni di euro, cifra che sfiora i 10 miliardi se si sommano le perdite in campo e lo spreco nel commercio e nella distribuzione.
Bene ma non benissimo
Pessimi risultati direte voi. Vero, molto ancora c’è (e si deve) fare. Lo scrivo a pochi giorni dall’ottava “Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare“, ideata e istituita nel 2014 dalla campagna “Spreco Zero” di Last Minute Market, in programma ogni anno il 5 febbraio. È innegabile però che rispetto al precedente Rapporto di Waste Watcher (dati 2019) lo spreco di cibo domestico è diminuito dell’11,87% (-3,6 chili pro capite).
I cambiamenti negli stili di vita conseguenti ai lockdown ai quali siamo stati costretti hanno sicuramente influito su questo risultato, così come la maggiore attenzione riservata alla qualità del cibo (il 33% degli italiani è disposto a spendere di più a vantaggio della qualità del prodotto, mentre il 66% dichiara di ricercare il migliore rapporto costo/qualità). Allo stesso modo è sempre più diffuso il riconoscimento della correlazione tra alimentazione, ambiente e salute.
Sulla percentuale effettiva di questa diminuzione, però, hanno influito molto il fattore geografico e sociale. Vediamo qualche dato. Si spreca di più al sud (circa 602 grammi a settimana) mentre al nord (circa 489 grammi a settimana, -8%) e nel centro Italia (circa 496 grammi a settimana, -7%) si registra una maggiore attenzione. In generale i single sono più virtuosi (+15%) delle famiglie con figli e, a sorpresa, si scopre che meno si guadagna e più si spreca. Tra i ceti bassi-popolari, infatti, lo spreco alimentare registra un +9% rispetto la media.
Perché sprechiamo così tanto?
A finire nella spazzatura delle famiglie italiane sono soprattutto i cibi freschi. Ogni anno ognuno di noi butta via circa un chilo di pane (20 grammi a settimana) e 2 chili di frutta (37 grammi a settimana).
Ma perché nelle nostre case sprechiamo così tanto? Il report di Waste Watcher riporta differenti casistiche. Una delle cause che incide maggiormente è dimenticarsi gli alimenti a ridosso della scadenza (46%) ma capita anche di acquistare frutta e verdura già sull’orlo della deperibilità (42%) e cibi venduti vecchi (31%). Inoltre molti ammettono di aver calcolato male il cibo che serviva (28%) o di comperare troppo (29%) e in questo senso le offerte 3X2 non aiutano. Le abitudini di spesa? Il 69% degli intervistati (7 italiani su 10) dichiara di farla una o due volte alla settimana.
L’attenzione al tema
Un altro elemento che mi interessa sottolineare è l’attenzione con cui la popolazione italiana affronta il tema dello spreco alimentare. L’85% chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose (la nuova povertà generata dalla crisi COVID ha avuto peso in tal senso). E nell’83,9% dei casi le famiglie dimostrano che la prevenzione dello spreco alimentare passa anche attraverso l’insegnamento dato ai propri figli e figlie.
I dati emersi dal report di Waste Watcher, l’osservatorio ideato e diretto da Andrea Segrè, professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, fondatore di Last Minute Market e ideatore della campagna “Spreco Zero”, sono molto interessanti e meriterebbero ulteriore spazio. Se volete approfondirli (anche a livello internazionale) vi consiglio di seguire quanto si è dibattuto nel corso dell’ottava “Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare” (qui trovate il video).
Noi di Libermanet iniziamo a darvi un paio di spunti di lettura sull’argomento, utili a casa e a scuola.
Una cucina a impatto zero
Troverete ancora dati e molti altri elementi su cui riflettere nel libro Non sprecare in cucina con prefazione di Andrea Segrè. Il volume, tra le ultime uscite di Editoriale Domus marchiate Il Cucchiaio D’argento, dedica un ampio spazio alle buone pratiche per ridurre lo spreco di cibo, focalizzandosi sulla cucina “a impatto zero”.
Quali sono i piccoli gesti che possiamo attuare per cercare di rispettare il pianeta anche a tavola? La dieta mediterranea contribuisce positivamente alla sostenibilità ambientale? Cosa possiamo fare in fase di acquisto per evitare lo spreco di cibo? Non crediate che si tratti di scelte secondarie. Ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa e generare il cambiamento. Vi basti pensare che i dati forniti da Waste Watcher indicano che lo spreco alimentare domestico incide per il 60-70% sullo spreco complessivo di cibo sul pianeta. Non si tratta dunque di percentuali irrisorie.
Ovviamente come da tradizione de Il Cucchiaio D’argento nel volume non mancano le ricette. Preparazioni pensate per valorizzare i prodotti di stagione, incentivare l’autoproduzione, l’utilizzo delle parti meno nobili degli alimenti e valorizzare creativamente gli avanzi. Pronti a mettervi ai fornelli?
L’importanza della scuola
Altro punto dolente: la scuola. Qualche anno fa l’indagine nazionale REDUCE sulla refezione scolastica aveva calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente e studentessa delle scuole primarie italiane (soprattutto “frutta e derivati”, “prodotti da forno”, “verdure e legumi”).
Ma quanto si parla di educazione alimentare nelle classi? Purtroppo ancora troppo poco. Una stima in controtendenza rispetto a un altro dato rilevato dal report di Waste Watcher, secondo cui il 91% dei cittadini e delle cittadine italiane considerano proprio l’educazione alimentare studiata all’interno dell’istituzione scolastica uno dei possibili provvedimenti di prevenzione “antispreco”.
Non sprechiamo il cibo, scritto da Andrea Vico e Lucia Vaccarino, è un libro che può essere molto utile in tal senso, come strumento da utilizzare in classe, magari all’interno delle ore dedicate all’insegnamento dell’educazione civica (vedi il nucleo tematico “Sviluppo sostenibile” contenuto nelle Linee guida ministeriali) ma anche in famiglia.
Attraverso la storia di Lila, Vanessa e Filippo in poco più di 40 pagine i due autori presentano ai giovani lettori e lettrici il problema dello spreco alimentare e di ciò che, più in generale, ruota intorno alle nostre scelte alimentari (diminuzione della biodiversità, impronta ecologica e idrica, riscaldamento globale, microplastiche ecc.).
Le conseguenze di un’alimentazione più o meno sana, equilibrata, sostenibile, ci fanno notare Vico e Vaccarino, sono rintracciabili non solo sul nostro corpo ma anche sull’ambiente che ci circonda. Diventare consumatori responsabili ha ricadute sociali, ambientali, etiche che ci portano oltre il nostro limitato spazio individuale.
Gli esempi di piccoli gesti da poter compiere e di buone pratiche da avviare non mancano: nelle pagine se ne citano di diverse, giocabili su più fronti. Si parla delle stoviglioteche, dei negozi di prodotti sfusi, del Banco Alimentare e della “Giornata mondiale dell’alimentazione”, di quanto sia importante prima di ogni acquisto fare una lista della spesa ragionata per evitare che il nostro cibo finisca nella spazzatura.
Il libro è un’ottima partenza per avvicinarsi a tematiche complesse e fondamentali per il futuro di tutti noi, come ci ricorda quel titolo-monito “Non sprechiamo il cibo” in prima di copertina (età di lettura dai 7 anni).
Con prefazione di Andrea Segrè
Non sprecare in cucina
Editoriale Domus, 2020
pp. 208, 19 euro
Andrea Vico e Lucia Vaccarino
Non sprechiamo il cibo
Fabbri Editore, 2020
pp.48, 12.90 euro